1 Dicembre, 2015
Il gruppo guidato da Federica Sallusto all’IRB, Istituto affiliato all’ Università della Svizzera italiana (USI), ha pubblicato un articolo su European Journal of Immunology sui meccanismi che regolano la produzione di anticorpi, proteine prodotte dai linfociti B che svolgono un ruolo di primo piano nella protezione dell’ospite contro infezioni da virus e batteri. Per produrre anticorpi efficaci, i linfociti B richiedono l’aiuto di una popolazione specializzata di linfociti T, denominati T helper follicolari (Tfh). Lo studio, principalmente eseguito da una studentessa di dottorato, Silvia Preite, dimostra che esiste una correlazione inversa tra il numero di cellule Tfh e la qualità della risposta anticorpale. Anticorpi prodotti da cellule B in presenza di un numero elevato di cellule Tfh hanno una bassa affinità e le cellule B non subiscono il processo di mutazione somatica, che è essenziale per aumentare l’affinità degli anticorpi. Lo studio ha anche dimostrato che due altri tipi di linfociti T helper, chiamati T regolatori e T memoria, sono in grado di limitare l’espansione delle cellule Tfh e quindi ripristinare la generazione di anticorpi ad alta affinità. Questi risultati sono importanti per migliorare i vaccini contro agenti infettivi; è chiaro che vaccini efficaci devono indurre risposte adeguate ed equilibrate delle cellule Tfh, T regolatorie e T memoria. Essi possono anche aiutare a spiegare la generazione di autoanticorpi nelle malattie autoimmuni, come il lupus eritematoso e l’artrite reumatoide, caratterizzate da un elevato numero di cellule Tfh.
Questo studio, che ha ottenuto la copertina di European Journal of Immunology, è stato reso possibile grazie a finanziamenti dell’Istituto per la Ricerca sull’Artrite (iAR) e il Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica (FNS). Silvia Preite sta effettuando la sua formazione post-dottorato presso il National Human Genome Research Institute, National Institutes of Health, in Bethesda, MA, USA.