Il sistema immunitario aiuta a proteggerci dal cancro, ma le cellule immunitarie spesso diventano disfunzionali nell’ambiente tumorale, il che porta alla progressione della malattia. La comprensione dei meccanismi con cui le cellule immunitarie perdono la loro capacità funzionale nei tumori è fondamentale per sviluppare immunoterapie di nuova generazione. Il laboratorio del Prof. Roger Geiger dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) ha utilizzato la proteomica basata sulla spettrometria di massa per tracciare il profilo delle cellule immunitarie isolate da tumori di pazienti con cancro al fegato, il che ha portato all’identificazione di nuovi potenziali bersagli per l’immunoterapia.
Bellinzona, 30 maggio 2023 – Per studiare i fenotipi delle cellule immunitarie nei tumori di pazienti affetti da carcinoma epatocellulare (HCC), i ricercatori dell’IRB hanno isolato diversi tipi di cellule immunitarie, tra cui cellule T, cellule NK, monociti e macrofagi, da tumori, fegato e sangue e hanno analizzato i loro proteomi utilizzando la proteomica basata sulla spettrometria di massa. Ne è scaturito un ampio set di dati sui proteomi delle cellule immunitarie, accessibile attraverso il sito www.immunomics.ch/hcc.
“I nostri risultati hanno identificato AFAP1L2 e SGPL1 come nuovi potenziali bersagli terapeutici per migliorare la risposta immunitaria al cancro”, afferma Fernando Canale, già postdoc (post-dottorato) presso l’IRB e primo autore dello studio. Un dato fondamentale è che AFAP1L2 interferisce con la funzione effettrice delle cellule T stimolate cronicamente. È importante notare che la sua ablazione nelle cellule T aumenta l’attività antitumorale in modelli preclinici.
Un’altra scoperta è che i macrofagi tumorali registrano in modo elevato SGPL1, un enzima che degrada la sfingosina 1-fosfato. L’ablazione di SGPL1 nei macrofagi murini aumenta il loro fenotipo infiammatorio e l’attività antitumorale.
Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista Cell Genomics, è stato condotto da ricercatori dell’IRB (Bellinzona, Svizzera) in collaborazione con colleghi delle Università di Bologna (I), Mannheim (D), Dresda (D), Basilea (CH), Berna (CH) e dell’Ente Ospedaliero Cantonale (CH).