I lisosomi sono stati a lungo considerati organelli statici, che assicurano la degradazione e il riciclo dei rifiuti cellulari. Tuttavia, essi sono tutt’altro che statici e la loro attività, la distribuzione intracellulare, il numero e la capacità di accogliere i rifiuti sono regolati dalle diverse necessità cellulari (Baabio & Bonifacino, 2019; Bright, Davis, et al., 2016; Huotari & Helenius, 2011).
I lisosomi eliminano gli organelli cellulari e le proteine danneggiate; giocano così un ruolo fondamentale per l’omeostasi dei tessuti e degli organi. Diverse malattie sono state direttamente e indirettamente associate alla loro disfunzione: dai rari disordini da accumulo lisosomiale (Marques & Saftig, 2019) alle più frequenti patologie tumorali, metaboliche e neurodegenerative (Fraldi, Klein, et al., 2016; Gilleron, Gerdes, et al., 2019; Kimmelman & White, 2017).
Il monitoraggio della biogenesi, della plasticità, della mobilità e del turnover dei lisosomi, così come la quantificazione dei rifiuti cellulari all’interno degli stessi, è fondamentale per caratterizzare il ciclo vitale dei lisosomi e monitorare le conseguenze di modifiche genetiche o ambientali.