Mentre nel mondo si stanno vaccinando le popolazioni per contenere la diffusione del SARS-CoV-2, dagli Stati Uniti giunge l’annuncio dell’approvazione da parte della FDA (Federal Drug Administration) di un preparato per trattare un altro noto virus, molto meno diffuso ma particolarmente letale: Ebola. Lo sviluppo del farmaco è stato reso possibile anche grazie al fondamentale lavoro svolto presso i laboratori dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB, affiliata all’USI) e di Humabs BioMed (filiale della statunitense Vir Biotechnology) a Bellinzona.
Il farmaco si chiama Ebanga ed è prodotto dalla Ridgeback Biotherapeutics LP, società statunitense con sede a Miami, Florida, specializzata nello sviluppo di preparati e terapie antivirali. A fine dicembre la FDA ha annunciato l’approvazione di Ebanga per il trattamento dell’infezione causata dallo Zaire ebolavirus (ZEBOV) in pazienti adulti e bambini (compresi i neonati nati da una madre positiva al virus).
Alla base del nuovo preparato farmacologico vi è l’anticorpo monoclonale mAb114, che venne isolato e caratterizzato presso l’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB, affiliato all’Università della Svizzera italiana) in collaborazione con Humabs BioMed SA (filiale di Vir Biotechnology Inc. di San Francisco) e con il NIH (U.S. National Institute of Health). I risultati del lavoro svolto a Bellinzona, oltre che essere pubblicati con ben due distinti articoli sulla prestigiosa rivista scientifica Science nel 2016 e poi ancora su The Lancet nel gennaio 2019, contribuirono al buon esito delle prove cliniche sul campo coordinate dal NIH nella Repubblica Democratica del Congo, dove nel 2018 scoppiò una nuova epidemia del letale virus. Questo successo è stato possibile anche grazie all’importante supporto, negli anni, da parte del DARPA (U.S. Defense Advanced Research Projects Agency).
Si tratta della prima monoterapia per la cura di Ebola ad essere approvata (cura alla base di un unico anticorpo).